Due ruoli distinti e separati.

Giuseppe Conte

Conferenza stampa del 28 giugno 2021
Conferenza stampa

Conferenza stampa in diretta da Roma

Pubblicato da Giuseppe Conte su Lunedì 28 giugno 2021

Analisi e osservazioni della rete

#CONTE VOTARE LO STATUTO NON SARÀ UN REFERENDUM TRA ME E GRILLO: HO BISOGNO DEL SUO APPOGGIO…F.Q. – di PAOLA ZANCA :

Il tempo di fare ritorno a casa, 800 metri in linea d’aria dal Tempio di Adriano dove ha appena dettato a Beppe Grillo le sue condizioni per diventare capo dei 5Stelle, e Giuseppe Conte si rende conto che c’è una cosa da chiarire: “Questo non è un ultimatum”, dice, ben consapevole che chiamare gli iscritti a scegliere tra lui e il fondatore – oggi come oggi – è un po’ come obbligare un bambino a rispondere al quesito ancestrale: “Vuoi più bene alla mamma o al papà?”.

Ha deciso di invocare il voto della base sul nuovo statuto che ha scritto, quello che il garante ha riempito di correzioni a penna rossa e che per lui, invece, è il “punto fermo” per diventare il leader del Movimento. Una sfida, un rischio calcolato: “Come fa Grillo a dire di no a una consultazione del genere? – ragionano – Gli si rivolterebbero tutti contro”. Ma Giuseppe Conte sa anche che non può tirare troppo la corda: “Io sto tendendo la mano a Beppe, ho bisogno del suo appoggio”, ripete ai suoi. Nessuno si salva da solo, nemmeno in questa storia, e l’ex premier ha deciso di lavare i panni sporchi davanti a tutti. Deve riprendersi l’autorevolezza che lo show del garante, giovedì scorso, di fronte ai parlamentari, gli ha sfregiato a suon di sfottò e imitazioni. Deve riannodare il “vincolo di fiducia” che si è sfilacciato e per farlo, dice, serve “trasparenza anche in questo momento di difficoltà”. Per questo rimette in fila quello che è accaduto negli ultimi mesi. Da quel 4 febbraio quando, appena lasciato Palazzo Chigi, allestì un improvvisato tavolino in piazza Colonna e da lì pronunciò il suo “ci sono e ci sarò”. Ammette adesso che non aveva bene idea di cosa fare, allora. Ma Grillo pochi giorni dopo lo chiamò per offrirgli in dote la sua creatura: offerta, ricorda Conte, formalizzata di fronte a una manciata di testimoni di peso, gli esponenti più in vista dei Cinque Stelle, riuniti a pranzo sulla terrazza dell’hotel Forum l’ultima domenica di febbraio. “Potevo prendermi tutto quel giorno”, è un po’ il senso del racconto dell’ex premier, che invece ricorda come rifiutò una “investitura a freddo” e si mise “a studiare” il modo di “ristrutturare” l’architettura M5S. È qui, ammette, che “è emerso l’equivoco di fondo”. Ovvero che Grillo, alla casa 5Stelle, voleva solo dare “un’imbiancata”. Non entra nel merito, Conte, degli incontri di questi mesi, delle email e delle telefonate – l’ultima, violentissima, domenica – tra lui e il fondatore. Né tantomeno ammette quello che in molti adesso gli contestano: aver coinvolto “Beppe” solo all’ultimo, aver lasciato troppe chiamate senza risposta. Non vuole neanche le scuse per le “battute irriverenti” e “corrive” che il garante ha pronunciato in assemblea. Dice solo: “Io, il mio, l’ho fatto”. Tradotto, non ha intenzione di cedere su altro. Ha già accolto, racconta, molti dei rilievi che il fondatore ha sollevato. Ha risolto i guai con Davide Casaleggio. Perfino Rocco Casalino, il guru della comunicazione che l’altro giorno Grillo ha messo all’indice (“Deve parlare anche con me!”) ieri non si è fatto vedere, ha preferito sparire, lasciando il palco senza scenografie, senza musica, senza le luci che in questa stessa sala – un anno e mezzo fa – accarezzavano Luigi Di Maio mentre si sfilava la cravatta da capo politico. Più mediazione di così, è la sintesi, non si può chiedere. Quelle che oggi consegnerà a Beppe Grillo e Vito Crimi sono le “condizioni imprescindibili per il mio impegno personale”. Tocca alla comunità 5Stelle, ora, “assumersi la responsabilità delle proprie scelte”, a cominciare da suo “padre” che deve decidere una volta per tutte se essere “generoso” o “padrone”. Che poi significa ammettere che, per fare i capi, serve “un impegno costante e continuo” e non ci si può limitare a fare “telefonate a distanza, per raccogliere frammenti”. Dentro o fuori, il pallone è già bucato.

FQ 29 giugno

martedì 29/06/2021- L’alternativa qual è?

di Marco Travaglio

Conte ha ributtato la palla nel campo di Grillo, ma con dentro una bomba a orologeria che ha già iniziato a ticchettare: quella della democrazia diretta, cioè del voto degli iscritti ai 5Stelle pro o contro il suo progetto di rifondazione del Movimento. È stata un’operazione di chiarezza davanti a tutti gli italiani: a quelli che ancora votano M5S (e sono tanti, a dispetto dei santi), a quelli che non li votano più ma si astengono in attesa di un nuovo motivo valido per farlo (e sono altrettanti), a quelli che non li hanno mai votati ma potrebbero cominciare a farlo se nascesse una cosa nuova, e a quelli che mai li voterebbero. Nessuno d’ora in poi potrà dire di non aver capito le ragioni dello scontro fra i due Giuseppe in quello che resta in Parlamento il partito di maggioranza relativa. Qualcuno aveva tentato di immiserirlo a una lite da portineria: uno che sbeffeggia, l’altro che fa l’offeso, prende cappello e pretende le scuse. Ecco: nulla di tutto questo. La questione non è personale: è politica, anche se il rapporto umano fra Conte e Grillo al momento è ai minimi storici e non sarà facile ricostruirlo.Bene ha fatto l’ex premier a chiarire che non c’è alcun golpe o complotto per sfilare a Grillo la sua creatura, ma l’esigenza di tracciare i confini delle funzioni dell’uno e dell’altro nel movimento che lo stesso Grillo ha chiesto a Conte di ricostruire su basi nuove. Il capo fa il capo e il garante fa il garante, ma il garante conterà sempre più del capo perché il suo mandato è a vita e perché conserva il potere di proporre agli iscritti di sfiduciare l’altro. Fermo restando che il garante è anche il fondatore e qualunque sua sortita avrà un peso infinitamente superiore a quello codificato da qualsiasi regola statutaria. Quella di Conte non è una pretesa prevaricatrice, ma il minimo sindacale delle garanzie per poter avviare il percorso di “riossigenazione”. Un’avventura che, a giudicare dallo zoccolo duro tuttora legato al “marchio” (15-17%), dalla breve distanza dai tre partiti maggiori e dalle attese che Conte suscita nel Paese, può ancora riportare il M5S in cima al podio. Tutto ora dipende dall’intelligenza e dalla generosità di Grillo, che della prima abbonda e della seconda difetta. Ma le parole ferme e al contempo distensive pronunciate ieri dall’ex premier costringono il fondatore a scegliere, e in breve tempo. Se salta la leadership Conte, l’alternativa qual è? Dov’è un altro capo in grado di risollevare i 5S dopo un eventuale no a (o di) Conte? E soprattutto: come potrebbe il teorico della democrazia diretta negare agl’iscritti il diritto di voto sul progetto di Conte? Dopo mesi di battaglia politica e legale, Conte ha restituito al M5S la lista degli iscritti sequestrata da Casaleggio jr.. E ora Grillo che fa: li tratta da soprammobili?

© 2021Editoriale il Fatto S.p.A. C.F. e P.IVA 10460121006